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| In seguito al 1870, anno in cui i bersaglieri di Raffaele Cadorna irruppero a Roma armati di fucili ad avancarica M1860 con trasformazione Carcano e si scontrarono con i più moderni fucili Remington dei soldati papalini, le alte sfere militari italiane decisero di equipaggiare l’esercito con una nuova arma. La scelta fu indirizzata verso lo svizzero Vetterli M1870 in calibro 10,35 mm, di cui, tuttavia, non soddisfacevano le cartucce a percussione anulare ed il serbatoio da dodici colpi. Gli studi e le modifiche da approntare sul Vetterli furono affidate a Giovanni Bertoldo, capitano del genio, e Giuseppe Vitali, capitano d’artiglieria. Bertoldo realizzò otto versioni, di cui venne prodotta la Carabina M1870/72 con serbatoio tubolare da nove colpi, adottata dalla Marina Militare; Vitali, invece, fu artefice di dodici modelli. La versione definitiva, il Vetterli-Vitali M1870/87 calibro 10,35 mm con serbatoio da quattro colpi, venne adottata dall’Esercito. Nel 1890 entrambi i modelli furono modificati con l’aggiunta di un sistema proposto da Ferracciù che limitava a quattro il numero di cartucce, alimentate col supporto d’una scatola metallica al cui interno era presente un sistema di elevazione delle cartucce.
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